lunedì 25 novembre 2013

Un Ashram Fablab, ne vorrei cento cosi' nell' Appennino...

Il Maharashtra (marathi: महाराष्ट्र) è uno Stato dell'India centro-occidentale;  Mumbay, la capitale e' una citta' ricca, la piu' grande dell'India, con attivita' produttive, cinema (Bollywood) ed eccellenze tecnologiche.

Pabal invece, e' un piccolo borgo rurale, di circa 10.000 abitanti, lontano dai fasti e dalle ricchezze della capitale.

A Pabal Mukesh Bhavsar, un ingegnere civile, ha fondato un Ashram. Una scuola.

Mukesh Bhavsar pero' non insegna ai suoi allievi come superare la ruota delle reincarnazioni o come meditare.


Insegna a fare. Il Viygan Ashram e' una Fablab rurale, nata nel 1983 come scuola di Tecnologie Agricole di Base, ha incrociato nel 2002 i propri destini con il MIT, diventando cosi' la prima Fablab Indiana e del mondo


 Neil Gershenfield ha formato qui la prima Fablab al di fuori del MIT, e la stampa 3d e' diventata una realta' al di fuori del mondo accademico.


Oggi a Pabal si insegnano cose che nei nostri istituti tecnici o nelle nostre scuole rurali sono pura fantascienza.


Ingegneria di base, risorse energetiche ed ambientali, tecniche agricole, come costrursi case, medicina, come assemblare computers, come costrursi pannelli solari.


Confrontate i loro programmi didattici con un programma di studio di un qualsiasi Istituto Tecnico italiano o con una qualsiasi delle scuole medie che sono disseminate nel nostro Paese, nei borghi agricoli di cui siamo ricchi...


Io credo che valga la pena studiare l'esperienza indiana ed importarla da noi, perche' fare Fablab deve diventare sempre di piu un modo pratico per educarci ed educare a superare non solo i problemi legati alla crisi economica in atto (e che purtroppo, non e' certo ancora finita. anzi...) ma per superare anche i problemi cinnessi alla crisi ambientale ed ecologica che ci trova impreparati, ancora legati a concetti e sistemi educativi obsoleti, del secolo scorso.


Nel XXI secolo tutto cambiera'. E nonostante la sbronza da makers che ci sta esaltando, noi non siamo ancora pronti.


In Italia abbiamo progetti di eccellenza come il Wasp, ed abbiamo ancora (ma per quanto ancora ?) le risorse per ricollocare questa eccellenza su tutto il nostro territorio, al di fuori delle metropoli e delle citta'.


Le Fablab rurali sono una strada da percorrere. Chi aprira' la prima in un borgo dell'Appennino ?



sabato 24 agosto 2013

Del perchè il file sharing dovrebbe essere sostenuto per legge

...Si, lo so', non e' carino, ma voglio inaugurare questo magazine con un mio vecchio articolo pubblicato su Shannon.it


di: Claudio Brovelli (Partito Pirata) Licenza: Public Domain

Sappiamo che per potersi sviluppare una cultura deve avere memoria di se stessa.


La cultura orale e quella scritta sono discriminanti nella attuale visione degli storici: per potere parlare di cultura e di civiltà, è necessario che vi sia una cultura scritta.

Unici due requisiti sono la durata del supporto e la comune “alfabetizzazione”, ovvero la capacità di discernere tali informazioni e la capacità del supporto di mantenere inalterate nel tempo le informazioni


La cultura scritta è un sistema di codici, simboli e convenzioni (ideogrammi, pittogrammi, geroglifici, note musicali, numeri, lettere ecc..) fissate su un supporto (carta, papiro, legno, pietra ecc…) duraturo nel tempo affinchè le nozioni basilari di una civiltà (leggi, poesia, musica, trattati di medicina, progetti ecc…) possano essere trasmesse da una generazione ad un’altra.

(ancora oggi possiamo leggere i codici di hammurrabi, i geroglifici egizi scritti su papiri o dipinti sulle mura dei templi, possiamo leggere le regole giuridiche di Giustiniano, gli studi di Leonardo e gli spartiti di Pierluigi da Palestrina)
A volte, nel corso della storia tali supporti venivano messi in pericolo, ed in quei momenti centinaia di scribi, di copisti, di amanuensi si assumevano il compito di riprodurli.

Alcuni di tali volenterosi erano illetterati e copiavano pedissequamente quei segni, senza comprenderli ma con la certezza che un giorno altri avrebbero saputo leggere le ricette mediche vergate da Esculapio o la parola del dio in cui credevano.


Così la cultura si e' tramandata sino ad oggi.
Oggi non è più così.
La durata dei supporti è estremamente limitata nel tempo: nastri magnetici che si smagnetizzano, CD che dopo 15 anni circa perdono irrimediabilmente il loro contenuto, le modifiche dell’hardware, i differenti standard sono un ulteriore ostacolo.

Il rischio serio è che nel giro di un paio di generazioni tutta la memoria artistica, giuridica e scientifica moderna scompaia.
Già oggi abbiamo perduto pellicole e registrazioni musicali dei primi del novecento.


Fra 5 o 6 anni non ci sarà più nessuno in grado di leggere le informazioni contenute su un floppy.

L’utilizzo di sistemi proprietari e la non interoperabilità tra i vari supporti ed i vari produttori rende ancora più arduo questo passaggio (la mia enciclopedia grolier su cd-i è ormai illeggibile, il formato non esiste più e non trovo emulatori… le canzoni che avevo scritto e salvato sui floppy del mio atari st idem…)


Perdute in maniera irrimediabile.


Non ne esistono copie e le registrazioni magnetiche fatte su filo di ferro si sono smagnetizzate.


Solo chi condivide e quindi continua a salvare su supporti diversi e multipli tali opere consente alla civiltà umana di potere avere accesso all’arte ed alla cultura contemporanea

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Il filesharer si configura quindi come una sorta di neo-amanuense, egli lo fa su base volontaria, a proprie spese, bypassando se del caso i limiti imposti da lucchetti di tipo DRM

Al filesharer va dunque riconosciuto il merito di essere la memoria viva della nostra civiltà.


Ecco perchè pretendo che ad esso venga riconosciuto quel valore di custode del sapere.

Ecco perchè in una qualsiasi civiltà consapevole di se stessa il filesharer non solo non dovrebbe essere punito, ma onorato e supportato.

Anche economicamente.










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